L'ANALISI
13 Aprile 2017 - 14:01
L'Erba Spaccapietre, Asplenium ceterach, sinonimo di Ceterach officinarum, chiamata anche Cedracca, Erba renella, Erba ruggine, Felce ruggine, è una piccola Felce di 15-20 centimetri, appartenente alla famiglia delle Aspleniaceae, diffusa in tutta l'Europa centrale e meridionale, nelle zone con clima mite.
Cresce nelle località assolate, su rocce calcaree e muretti a secco, dal livello del mare fino a 2000 metri. Ha foglie coriacee dalla struttura simile a una piuma, disposte a rosetta, con la pagina superiore verde, glabra, mentre la pagina inferiore, più chiara, al momento della riproduzione, da giugno a settembre, si ricopre di squamette lanose (gli sporangi, detti "sori") di colore marroncino rugginoso, da cui il nome di erba ruggine, contenenti le spore che daranno origine a nuovi individui.
L'origine del nome di specie, ceterach, sembra derivare dal nome arabo cetrack della pianta, mentre il nome di genere, Asplenium, deriva dal greco a = senza e splen = milza, poiché la pianta era ritenuta curativa per la milza. La Cedracca è chiamata anche Spaccapietre, per la tendenza a insinuarsi fra le rocce, disgregandole col tempo, e per le sue proprietà officinali, utili in caso di calcoli renali.
La Spaccapietre non deve essere confusa con la Parietaria, spesso comunemente chiamata anch'essa Spaccapietre.
In passato la spaccapietra si utilizzava per imbottire i cuscini poiché si riteneva che avesse la proprietà di far passare il dolore e le disgrazie.
Alla vigilia della festa di San Giovanni l'erba spaccapietra veniva raccolta perché si credeva che chi la sera di S. Giovanni se ne fosse infilato un ramoscello nella scarpa avrebbe trovato “un tesoro nascosto”.
È una pianta selvatica che, soprattutto negli ultimi anni, si è fatta sempre maggiore strada grazie anche al continuo interesse per i rimedi naturali. In Europa viene utilizzata per vari scopi ma è un rimedio naturale utilizzato da secoli in alcune zone del mondo, in particolare nelle zone a ridosso di quelle tropicali, nel subcontinente indiano e anche in Cina per curare alcune patologie, nello specifico i calcoli renali e della vescica, protettore epatico, soprattutto nelle persone che hanno sofferto di epatite B o di cirrosi. In Sud America trova impiego anche per di ridurre le malattie del fegato (come l’ittero), le infezioni batteriche come la cistite o la prostatite e quelle del tratto urinario. Viene consigliata per le malattie a trasmissione sessuale, l’epatite, la tubercolosi, il raffreddore e l’influenza (tra le altre malattie virali). Quest’erba, inoltre, serve per ridurre i sintomi del diabete, l’ipertensione arteriosa e l’anemia.
Un'erba dai mille usi.
gli usi dell’erba spaccapietra non si limitano soltanto alla prevenzione dei problemi associati ai calcoli renali ma nelle medicine tradizionali di riferimento questo particolare presidio viene utilizzato per fronteggiare tanti altri problemi:
- ittero, soprattutto in Cina;
- infezioni batteriche all’apparato genitale, su tutte la cistite e la prostatite;
- le infezioni del tratto urinario;
- in alcuni contesti, viene anche consigliata (è il caso della medicina tradizionale indiana) per andare a combattere le malattie a trasmissione sessuale, nonché epatite e tubercolosi;
- il suo infuso viene anche utilizzato per combattere l’influenza;
- abbassa la pressione arteriosa;
- facilità la digestione;
- riduce l’assorbimento del colesterolo e degli zuccheri introdotti con l’alimentazione.
Come assumerla
A seconda dello scopo che vogliamo ottenere, potremo assumerla in modi diversi. La pianta spaccapietra, inoltre, può essere sfruttata interamente, visto che sia il gambo, che i fiori, le radici e i frutti sono medicinali.
Oltre all’infuso che vi abbiamo indicato per i calcoli ai reni e alla vescica, prendete nota delle seguenti dosi per ogni malattia.
Nel caso di alcuni tipi di cancro, può ridurre l’avanzamento della malattia e aiutare ad affrontare meglio gli effetti della chemioterapia. Per farlo, vi consigliamo di consumare un infuso preparato con 40 grammi della pianta secca in un litro d’acqua. Bevetene tre tazze al giorno.
Per chi ha il colesterolo alto, preparare un decotto con le foglie e berlo due volte al giorno.
Per chi soffre di coliche, cucinare la radice e bere il più possibile quando sentite dolori o fastidio. Lo stesso per chi soffre di malattie al fegato.
I diabetici possono preparare un decotto con la pianta intera e berlo due volte al giorno, la prima a digiuno e la seconda prima di andare a dormire.
Per l’epatite, preparare un infuso con 20 radici di spaccapietra in due litri d’acqua, lasciandole bollire per mezz’ora. Aspettare che sia tiepido o freddo e berlo ogni giorno finché non sarà scomparso il colore giallognolo dalla pelle.
Per tutti i pazienti con infezioni urogenitali, è bene preparare un decotto dell’intera pianta e berne tre tazze al giorno per quattro settimane. Lo stesso in caso di malaria, nefrite e litiasi.
Se volete sfruttare le proprietà diuretiche della pianta, preparate un tè con una manciata di foglie fresche per ogni litro d’acqua e bevetene un bicchiere prima di ogni pasto principale.
Questa pianta può anche essere usata a livello topico (esterno) in caso di infiammazione agli occhi. In questo caso, sminuzzate bene la pianta intera con cinque gocce di olio essenziale di ricino. Mettetene una goccia in ogni occhio la mattina e la sera.
L’erba spaccapietra non presenta nessuna controindicazione se viene assunta rispettando le dosi terapeutiche normali, fatta eccezione, naturalmente, per i casi di ipersensibilità individuale.Evitarne comunque l’uso, in via precauzionale, in gravidanza, allattamento e in bambini al di sotto dei 12 anni d’eta.
Funziona davvero questo rimedio?
L’erba spaccapietra è medicamento popolare nel senso che fa parte da millenni della medicina tradizionale. Questo dovrebbe farci riflettere in maniera approfondita se sia il caso o meno di utilizzarlo. Il suo reale funzionamento non è mai stato dimostrato in maniera scientifica e potrebbe essere soltanto presunto. Ciò comporta che potremmo trovarci ad utilizzare dunque un rimedio assolutamente inefficace per un problema serio come quello dei calcoli renali o nella peggiore delle ipotesi assumere un’erba che può avere addirittura un effetto dannoso. Al momento l’erba spaccapietra è oggetto di studio da parte di alcuni dipartimenti di medicina e sembrerebbe, anche se forse è ancora troppo presto per parlarne, che possa funzionare quantomeno come coadiuvante delle terapie tradizionali che vengono utilizzate per la rimozione dei calcoli renali. Di recente è stato anche effettuato uno studio che ha abbinato gli infusi a base di erba spaccapietre con le tecniche di rimozione dei calcoli da esterno, come quella basata sugli ultrasuoni. I pazienti che hanno abbinato agli ultrasuoni le tisane a base di questa erba hanno avuto un tasso del 30% in più di riuscita dell’intervento rispetto alla sola terapia esterna. Questo dato è sicuramente interessante e degno di attenzione da parte dei principali istituti che si occupano di medicina e ricerca. L’erba spaccapietre potrebbe essere sicuramente un valido aiuto, almeno nell’ambito limitato dei problemi di calcoli mentre per quanto riguarda le altre applicazioni non esistono studi scientifici che possano adeguatamente dimostrare la bontà di questo rimedio naturale in questo senso. Per questo motivo, come sempre consigliamo, è indicato richiedere un consulto con il proprio medico, dato che con ogni probabilità ci sono rimedi, naturali e di sintesi, più indicati per combattere le patologie in questione. In conclusione, l’erba spaccapietre può essere un’alternativa forse valida, ma non un presidio medico sicuro ed efficace al punto tale da sostituire le terapie della medicina ufficiale.
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